CRUSCA E SOCIAL NETWORK

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C’è della Crusca in Rete. L’Accademia della Crusca, l’istituto nazionale la  cui mission è la difesa / diffusione della correttezza e purezza della lingua italiana, è sbarcata sui social: un account su Facebook e Twitter. Un passo da gigante, tenuto conto che l’Istituto è del 1583 (anno della sua stabile costituzione), tempo in cui assunse il compito di far conoscere le istruzioni per il corretto uso della nostra lingua. Idioma oggi sempre più assalito da storpiature e –ismi cui la tecnologia e la Rete non sono estranei, ma che conosce anche un progressivo abbandono delle regole da parte dei nativi. Conseguenza: un imbarbarimento e impoverimento lessicale impressionante. Qualche esempio: la maggior parte di noi scrive “qual’ è”; la Crusca ci ricorda che la grafia esatta è “qual è” in quanto trattasi di apocope vocalica e non di elisione come, per esempio, “l’altro”. E che dire del congiuntivo? Non soltanto il “Vadi, dottore, vadi!” di villaggiana memoria, ma anche i più diffusi “se saprei”, “se andrei”… Ancora: che dire dell’importazione a ufo (in calce spiegheremo anche questo vocabolo) di termini inglesi come Authority (Autorità), question time (in Parlamento, tempo dedicato alle interpellanze)? Non abbiamo forse una legge sulla privacy (riservatezza)? I pannelli segnaletici sulle nostre autostrade non ci informano forse sui vantaggi del car pooling (auto in condivisione)? E non possiamo forse entrare nelle aree cittadine a traffico limitato se non utilizzando il car sharing (servizio di autonoleggio a ore)? Questioni di lana caprina? Chissà.

Eppure c’è fame di conoscenza linguistica. Paradossalmente, più all’estero che in Italia (per esempio, a inizio anno uno studio del British Council ha collocato la lingua italiana nella top 10 delle lingue più utili da imparare da parte dei britannici). Ma anche qui da noi non si scherza. Il primo tweet dell’Accademia risale al 7 novembre del 2012; oggi questa pagina annovera 17 mila follower (“seguitori”, secondo purezza indicata dalla responsabile dell’account della Crusca su Twitter). E Facebook ospita le #CartolinedallaCrusca (chi è curioso, cerchi il significato di hashtag – italiano: cancelletto, sul dizionario dell’Accademia), cartoline digitali proprio come quelle che spediamo agli amici dai nostri siti di villeggiatura, affrancate con un quesito sulla lingua italiana, cui segue una risposta completa nel testo della cartolina.

La casella di posta dell’Accademia – sostiene con soddisfazione chi cura le pagine – è affollata da “navigatori” che cercano risposte non solo nei tradizionali dizionari in versione cartacea, ovviamente anch’essi disponibili on-line; un segnale inequivocabile che l’italiano non è morto. E che se chiami la Crusca per sottoporle un quesito, avrai la certezza di ottenere una risposta esatta, in tempo reale e accompagnata da smile, il più popolare degli emothicon (vulgo: “faccine”). Anche questo, segno di saper stare al passo dei tempi.

 

Nota: spieghiamo “a ufo”. L’etimo deriva dalla sigla a.u.f. che compariva sulle merci (in genere prodotti lapidei) trasportati sui barconi che navigavano i Navigli lombardi fino alla conca di scarico dietro l’erigendo Duomo di Milano. La abbreviazione indicava ad usum fabricae operis e contrassegnava le merci esenti da dazio in quanto destinate alla costruzione della cattedrale.

 

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