UN FOGLIO DI CARTA

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dav
Scarabocchio rigato
spremuto da ombre di luna malata
riccio schiacciato di rugosita’ millimetrata
quasi pelle sottile,
buccia bianca d’ arancia.
Dalla siepe
gettata lontano in odore di sabbia bagnata
sotto effimera cupola d’ ombrello:
informe
come molecola d’ emoglobina
ti guardo.
Un ruvido grumo d’ alberi passati:
già colonizzato da legioni di microbi e qualche formica,
anzi
la vita intera dentro te s’ annida
in sfida sublime a tracciar segni.
Ciò che come divenire conosco
in processi sottili di calore e dispersione
si fissa in coordinate di piani infiniti
dentro etereo gioco d’ eoni.
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