Avete presente il monologo degli anni ’80 di Paolo Rossi sul sogno di un mondo all’incontrario? Quando a un certo punto diceva che a Milano in piazza Duomo c’era la Madonnina che fotografava i cinesi e i cinesi che cacavano in testa ai piccioni?
Ecco, se togliamo le parti divertenti di quel monologo, ci siamo quasi. Siamo nel sogno che diventa realtà. O forse dovremmo dire nell’incubo? In ogni caso siamo ormai dentro a un mondo all’incontrario. Basta leggere i giornali o ascoltare la tv. Ma basta anche leggere le vignette sui social. La percezione di buona parte delle persone rispecchia questo sentire.
Una volta, ad esempio (recita per l’appunto una di queste vignette) se un cliente trovava una blatta in un ristorante, chiamava i Nas che lo facevano chiudere, ora invece le blatte le trovi nel menù. Se non sono le blatte, sono larve o grilli ma più o meno siamo lì.
Un altro esempio (questo non espresso in chiave umoristica ma ribadito molto in rete) è quello per cui un bicchiere di vino ha sempre fatto bene alla salute (tant’è vero che negli anni 60/70, quando il prezzo era abbordabile, gli adulti lo bevevano a pasto) e ora invece il governo irlandese ha proposto all’Europa di scrivere sulle bottiglie, un’etichetta con la dicitura “nuoce gravemente alla salute”.
Di questo passo bisognerà chiedere una dicitura simile anche per il caffè e per le bibite gassate perché anche l’eccesso di caffeina e zuccheri può nuocere assai. E che dire di verdure e legumi? In fondo troppe fibre potrebbero causare un eccesso d’aria negli intestini … e vogliamo mettere come quest’ultima potrebbe nuocere gravemente all’olfatto altrui?
E che dire della rivoluzione tecnologico/digitale in corso? Quella che avrebbe dovuto semplificarci la vita e dispensarci – se non addirittura affrancarci quasi del tutto – dalle trafile burocratiche perenni?
Sembra quasi che, se da una parte possiamo contare sulla velocità di alcune pratiche online, dall’altra siano proprio divenute più complesse le trafile nel loro insieme. Eppure anche un eccesso di stress da burocrazia può nuocere gravemente alla salute.
Non parliamo poi del fatto che pagare con carta tramite pos al supermercato come dal dentista, o dal parrucchiere, a volte diventa impossibile o perché ci sono problemi sul collegamento in internet o perché s’inceppa l’aggeggio stesso che dovrebbe leggere la carta … e naturalmente succede sempre quando sei di corsa … ma d’altronde non sono pochi i politici che hanno già proposto di rendere i pagamenti tutti digitali, togliendo i contanti dalla circolazione. Un’altra iniziativa che ci faciliterebbe di molto la vita … in fondo basterebbe circolare con mille altre tessere: oltre il bancomat, anche satispay, la carta di credito e quella di debito … e di questo passo perché non far tornare nuovamente in auge anche il libretto degli assegni?
Dunque la famosa tecnologia che dovrebbe aiutarci a vivere – e che invece spesso ci complica la vita – non è un controsenso paradossale?
Se non ne siete convinti vi racconto l’ultima cosa davvero ridicola che è capitata a me. La cosa però implica una premessa. L’ordine professionale a cui appartengo ogni anno mi inviava per posta normale un bollino adesivo che stava ad indicare il pagamento della quota annuale e che io dovevo appiccicare al mio tesserino. Parlo ovviamente del tesserino che attesta la mia appartenenza all’ordine stesso. Quest’anno invece, a fronte del pagamento avvenuto, hanno deciso di non spedire più il suddetto bollino per posta normale, bensì di inviarne uno “virtuale” tramite e-mail. “Fantastico” mi sono detta. Chissà come sarà un bollino virtuale! E soprattutto come si potrà farlo aderire sul mio tesserino. Ovviamente il bollino virtuale, come avevo immaginato, di virtuale non aveva assolutamente nulla. Anzi. per riuscire a fare una cosa che l’anno passato ci mettevo 3 secondi a fare (e cioè stacca da una parte e appiccica dall’altra), mi son dovuta dotare di forbici e colla come quando dovevo fare le ricerche in terza elementare.
Il cosiddetto bollino virtuale infatti dovevo stamparmelo io su carta, possibilmente con stampante a colori, poi ritagliarlo e infine incollarlo con la colla al tesserino!!! Con stampante a colori perché il bollino ogni anno cambia colore. Quest’anno ad esempio è verde. Anche se lo è solo virtualmente per l’appunto. Perché di ecologico non ha un bel niente! Per un attimo ho pensato che avrei potuto suggerire io l’idea che magari potessimo colorarcelo noi con i pastelli o con le matite colorate invece di usare un mezzo tecnico, visto che 1) non possiedo una stampante a colori e non intendo comprarne una per un bollino!!! E 2) saremmo stati green in tutti i sensi, se avessimo evitato di usare il pigmento chimico di una stampante …
Vi lascio comunque immaginare il mio giubilo nei confronti di un progresso digitale che mi costringe a perdere un sacco di tempo a cercare una copisteria per stampare il bollino nonché ad andare dal tabacchino all’angolo a procurarmi la colla che, non essendo io una fan del bricolage, non compravo più probabilmente dal 1999 …
Ora sono anche altamente soddisfatta perché il mio tesserino che fino all’anno scorso era bello pulito e in ordine – con tutti i suoi bollini in fila di “plastichina adesiva” – ora ha una patacca scura di colla sbavata (non è così semplice dosarla appena aperta soprattutto se in tubo) cosicché sembra quasi che io sia una persona disonesta che abbia tentato di falsificare il bollino stesso, evitando magari il pagamento della quota annuale.
Di simili esempi, in cui enti o istituzioni di vario grado e titolo sembra si ingegnino a complicare la vita dell’utente, ne potrei citare molti. Questo è solo l’ultimo che mi è capitato.
Non dev’essere capitato solo a me però, se qualcuno s’è preso la briga di coniare la definizione “Uffici complicazione delle cose semplici” … in effetti, nel mio caso sarebbe bastato decidere di togliere del tutto il colore al bollino (tanto restava l’identificazione dell’anno stampato sopra) e almeno ci saremmo potuti far bastare la stampante in bianco e nero … Dal momento che mi occupo di testi e non di immagini, ne possiedo solo una in bianco e nero …
Mi rendo anche conto che, da un certo punto di vista questa può sembrare una piccola cosa, quasi una sciocchezza, ma in realtà una piccola cosa sommata ad un’altra piccola cosa, e via dicendo, alla fine forma una mole di seccature continue che ti rubano tempo.
Tempo che a volte uno riesce a sottrarre al lavoro ma che il più delle volte invece (soprattutto per chi svolga professioni autonome) và ad incidere su quello libero, che rischia così di diventare sempre più risicato o peggio, di scarsa qualità.
La domanda che in conclusione mi sorge spontanea è: chissà se quando a gestire tutto saranno solo ed esclusivamente algoritmi e intelligenza artificiale, sarà peggio o meglio?