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LA FAMIGLIA FANG

La vita imita l’arte? o viceversa è l’arte che si rifà alla vita? Il confine tra l’una e l’altra può essere davvero sottile oppure, come nella storia della famiglia Fang, del tutto inesistente.

Ad Annie e Baxter, i protagonisti del film (interpretati da Nicole Kidman e James Bateman), sono toccati, infatti, in sorte dei genitori artisti (Caleb e Camille). Ma non di quegli artisti che dipingono tranquilli in uno studio o, al massimo, fanno sculture in qualche hangar in mezzo al nulla e poi si limitano ad esporre le loro opere. I genitori di Annie e Baxter  sono performers radicali convinti che l’arte debba entrare nella vita della gente e sorprenderla, se non sconvolgerla o almeno destabilizzarla in modo da scuotere gli animi e le coscienze assopite dalla quotidianità e dalle abitudini.

Ecco dunque che all’inizio del film vediamo un bambino che in una banca, porge un biglietto alla cassiera intimandogli, quasi come in una sorta di rapina, di dargli i leccalecca che lei tiene accanto a sé sul bancone, presumibilmente per i figli dei clienti. La cassiera sorride e gliene sporge uno. A quel punto il bambino tira fuori una pistola e, con tono intimidatorio, dice: “tutti”.

La cassiera rimane un attimo lì e noi non facciamo in tempo a sapere quale sarà la sua reazione poiché una guardia giurata urla “Attenzione un’arma!” e si scaraventa sul bambino per disarmarlo.

Mentre la guardia atterra su di lui, dalla pistola parte un colpo e subito dopo una giovane signora si accascia a terra sanguinante. La figlia accanto a lei si mette ad urlare. Tutti sono ovviamente ammutoliti dal panico, almeno per qualche istante.

Poi la donna ferita e sanguinante si mette a ridere e si alza in piedi come se nulla fosse, scrollandosi via parte del sangue. La figlia, il bambino disarmato e la guardia giurata, si avvicinano a lei e, sorridendo, fanno alcuni inchini. Poi si allontanano verso l’uscita della banca e se ne vanno ridendo e ringraziando.

Dopo una prima reazione di sconcerto, alcuni dei presenti capiscono, e si mettono ad applaudire altri invece, più confusi e sconcertati che mai, chiedono cosa stia succedendo…

Ecco dunque il tipo di performances che caratterizzano le opere di Caleb e Camille, rigorosamente filmate e sempre con i loro figli al seguito.

Ma come potranno essere da adulti, due bambini che hanno vissuto con genitori così strampalati? Genitori che in qualche modo li hanno “usati” per le loro carriere artistiche?

Questo è proprio ciò che il film cerca di capire o quanto meno di mostrare alternando continuamente momenti della vita di Annie e Baxter da adulti con flash-back della loro infanzia negli anni ’70 (quando ad essere coinvolti nelle performances dei genitori si divertivano) e poi i ricordi dell’adolescenza quando, invece, il loro modus vivendi, inevitabilmente era entrato in crisi.

La vicenda, al di là dei flash-back, vede ora la Famiglia Fang costretta a riunirsi intorno a Baxter che è rimasto ferito perché gli hanno sparato con uno “spara-patate”, niente meno. Eccoli tutti e quattro, dunque ancora una volta nella casa di famiglia. Tutto sembra andare più o meno bene ma ad un certo punto Caleb e Camille scompaiono.

La loro auto viene ritrovata sul ciglio di  una strada con tracce di sangue. Saranno stati ammazzati? O rapiti? O è solo un’altra delle loro messe in scena?

Questo naturalmente lo lascio scoprire a chi andrà a vedere il film.

Presentato al Festival di Toronto del 2015 e tratto dall’omonimo best-seller di Kevin Wilson, edito in Italia da Fazi Editore, “La famiglia Fang” e’ sbarcata nelle sale italiane senza aver fatto (stranamente) grande clamore negli States. Ma questo non significa che sia un film mediocre anzi, io l’ho trovato geniale. La pellicola è diretta  (oltre che interpretata) da Jason Bateman (uno dei miei attori preferiti in assoluto), qui alla sua seconda regia tre anni dopo Bad Words. Al suo fianco c’è appunto la bravissima Nicole Kidman e poi, a ricoprire il ruolo dei genitori,  niente meno che Christopher Walken e Maryann Plunkett. Lo sceneggiatore poi   è David Lindsay-Abaire che ha vinto il Premio Pulitzer per Rabbit Hole, poi portato in sala dalla stessa Kidman.

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