RUSH: LA FORMULA UNO SECONDO RON HOWARD

568

L’ex protagonista di Happy Days, Ron Howard, è il regista di “Rush”, un film che racconta l’amicizia, nata come rivalità, tra due grandi dell’automobilismo degli anni 70 e 80, Niki Lauda (interpretato da un convincente Daniel Bruel)  e James Hunt (interpretato dall’affascinante  Chris Hemsworth). Il film inizia con i due, ancora ragazzi, che si incontrano sui circuiti di formula tre nei primi anni 70: si detestano, si insultano e si sbeffeggiano. Arrivati in formula uno dapprima continuano a odiarsi sino ad arrivare, però, tra una gara e l’alta a rispettarsi, a proteggersi e  a diventare quasi amici. Non avevano nulla in comune se non l’amore per le auto e la corsa ma soprattutto per la vittoria, a costo di morire. La competizione automobilistica era l’unica cosa che li accomunava. Hunt era il classico bello e impossibile, che amava cambiare donna come cambiava vestito, anche se poi riuscì a farsi incastrare dalla bella modella Suzy (interpretata da Olivia Wilde), mentre Lauda, viennese d’origine, era un tipo razionale, ligio alle regole, sensibile, perspicace e fedele alla moglie Marlene, donna elegante e raffinata (qui interpretata da Alexandra Maria Lara). Almeno così li descrive Ron Howard, estremizzando un po’, secondo alcuni, il carattere reale dei due, a favore della spettacolarità del film.  Howard descrive un Hunt trasgressivo, amante del bere, delle sregolatezze e delle belle donne, che dopo aver vinto il gran premio del Giappone , strappandolo a Lauda nel ‘76, sembrò disinteressarsi all’automobilismo, come se il suo unico obiettivo fosse stato solo vincere sul suo rivale, diventando un po’ di anni dopo, presentatore televisivo per poi morire a causa di un infarto a soli 45 anni. Sembra però che in realtà i due piloti fossero più amici di come li descrive qui il regista, anche se per Lauda sembra che questa rivalità fosse, se non l’unico obiettivo, almeno necessaria come stimolo per superarsi. Persino in ospedale quando fu ricoverato per le profonde ustioni riportate nel mega-incidente  del ‘76,  si impegnò per guarire il più in fretta possibile e poter riprendere la competizione e la sfida in corso con l’amico rivale, riuscendo a ristabilirsi sorprendentemente in soli 48 giorni. Nel film c’è anche Pierfrancesco Favino che interpreta Clay Regazzoni  a cui però nel film viene dato  un ruolo marginale soprattutto se si considera ciò che ha dato all’automobilismo in tutta la sua carriera. In definitiva potremmo dire che questo è un film in cui, nonostante  prevalga la spettacolarità degli eventi piuttosto che la sceneggiatura, può appassionare anche chi non sia particolarmente interessato al mondo delle corse, perché non è circoscritto unicamente all’aspetto sportivo di chi gareggia, ma ne descrive anche i risvolti umani e caratteriali.

Articolo precedenteUN CONCORSO PER RICORDARE NUTO REVELLI
Prossimo articoloNOTTE DEL SACRO A NOVARA