THE WIFE – VIVERE NELL’OMBRA

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Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.

E’ con questo stantio leitmotiv che si potrebbe riassumere in breve il film “The wife” del regista svedese Björn Runge.

La storia, basata sull’omonimo romanzo di Meg Wolitzer, infatti è molto semplice. Uno scrittore di fama internazionale Joe Castleman (Jonathan Pryce) riceve l’annuncio che sarà insignito del premio Nobel per la letteratura. Così, in mezzo al frastuono delle telefonate di congratulazioni, dei  festeggiamenti vari e delle interviste dei giornalisti, Lui e sua mogli e Joan (Glenn Close), si preparano per raggiungere Stoccolma.

I due rappresentano la classica coppia che nella vita è riuscita ad avere tutto. Sono benestanti, hanno due figli e stanno anche per diventare nonni. A Stoccolma però il loro sodalizio si spezza.

Intanto alcuni flash back del film ci mostrano il loro passato. Erano gli anni ’60 e lei era studentessa di lettere all’Università mentre lui il suo professore.

Joan era quella con il vero talento letterario ma aveva un carattere timido e tutti la scoraggiavano. L’ambiente editoriale di quegli anni, d’altronde, promuoveva quasi esclusivamente autori e non autrici. E queste ultime, per altro ben poche, sovente non venivano prese molto sul serio e le loro opere finivano per non essere promosse, andando così per lo più accantonate e/o dimenticate.  Così lei cominciò prima ad “aggiustare” la scrittura di lui e poi man mano a riscrivere completamente le sue prime stesure.

I libri pubblicati da Joe Castelman erano dunque opera di sua moglie, ma se li avesse firmati lei, con molta probabilità, non sarebbero stati sostenuti e promossi come avrebbero meritato e sarebbero caduti “nel dimenticatoio” come per altro è successo a buona parte dei romanzi scritti da donne che oggi vengono, finalmente ripescati e ripubblicati.

Joe Castelman aveva senz’altro buone idee ma una scrittura di poco sopra la mediocrità. Il vero talento e la genialità dello stile innovativo tanto decantato pubblicamente erano della moglie. Come se non bastasse, siccome in pubblico, apparivano ovviamente come se lui fosse lo scrittore brillante e lei la moglie insignificante, lui era corteggiato e ammirato da tutte le sue lettrici e, come quasi tutte le persone mediochri che necessitano di conferme, non si faceva certo pregare per assecondarne le avances. Persino in Svezia, durante le prove Joe non smette di flirtare con la giovane fotografa (che pure potrebbe avere l’età di sua figlia), incaricata di immortalare i momenti salienti della cerimonia.

Improvvisamente nel volgere dei pochi giorni del soggiorno a Stoccolma, Joan matura l’idea di lasciare il marito. Il punto di rottura arriva quando lei gli chiede di evitare di ringraziarla durante la cerimonia. Lui non farà altro invece per quasi tutto il suo discorso.

All’inizio mentre stanno scherzando su altre questioni, lui le dice “Non posso evitare di ringraziarti, farei la figura del narcisista bastardo” e lei gli risponde, , tra il serio e il faceto “ma tu sei un narcisista bastardo”. Lui rimane un attimo lì poi si mette a ridere. Forse per una frazione la verità squarcia la finzione ma dura la frazione di un secondo e lui torna subito a rimuovere la realtà delle cose e gloriarsi di una gloria che non gli appartiene o non dovrebbe appartenergli, una gloria che ha ottenuto vampirizzando una moglie fin troppo servizievole. Lei dal canto suo ha avuto negli anni anche un suo tornaconto. La certezza che lui non l’avrebbe lasciata mai perché terrorizzato dal fatto che , senza di lei, i suoi futuri romanzi sarebbero stati un fallimento.

Di fatto questo film cambia completamente il punto di vista su quelle che solitamente sono considerate le belle coppie che hanno saputo reggere nel tempo. Personalmente, quando mi capiterà di vederne una (in giro per fortuna se ne vedono sempre meno) credo che non potrò più fare a meno di pensare, rabbrividendo, a quale patto di manipolazione o vampirismo reciproco si saranno sottoposti

 

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