TU CHIAMALE SE VUOI, INTUIZIONI

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Oggi sicuramente non lo farei più. Ma all’epoca ero giovane, fiducioso nei confronti delle persone e credevo che nulla di male potesse succedermi.

Per evitare di rimanere a casa a vedere la tv con i miei genitori e assistere alle loro discussioni, prendo l’auto di mio padre e vado a fare un giro.

Non avendo una meta precisa, decido di dirigermi verso casa del mio amico Maurizio. Abitava con i suoi genitori in periferia, vicino a una fabbrica che una volta produceva componenti per auto.

Com’è cambiata la città, ora quella fabbrica non esiste più. Al suo posto un grande centro servizi e uffici, con la grande maledetta rotonda che ti fa perdere un sacco di tempo per oltrepassarla rischiando un incidente ogni tre per due. Anche la metropolitana leggera rimane incastrata perché il raggio di curvatura è molto stretto.

Suono al citofono di un condominio di fine anni ’60, abbastanza decente per la zona. All’epoca quello non era certo un bel quartiere.

Era, l’estrema periferia della città, quasi un ghetto, insomma un quartiere malfamato. Le uniche persone per bene che ci vivevano erano gli operai. Quelli che non potevano permettersi di meglio perché magari avevano troppe bocche da sfamare. I ragazzi crescevano per strada, sovente neanche conoscendo i loro genitori e la scolarizzazione era molto bassa.

Dall’altra parte del citofono la voce della madre di Maurizio mi dice che è  uscito, è andato da una cugina.

Ringrazio e saluto un po’ sconsolato, pensando soprattutto a dove poter andare a parare per finire la serata. Neanche il tempo di risalire in auto e ripartire che quasi mi piomba addosso un uomo sui quarantacinque.  Ha le mani sporche di grasso, mi implora di farlo salire e dargli un passaggio. Non faccio in tempo a rispondergli che me lo ritrovo seduto al posto del passeggero.

Mi chiede di portarlo di corsa in direzione opposta e mi offre anche del denaro. Gli rispondo che non voglio nulla e che l’avrei portato comunque al suo appuntamento. Tanto non avevo niente da fare e sarei finito a zonzo per le strade della città, senza meta. Mi chiede di fare in fretta e insiste nell’offrirmi del denaro che io continuo a rifiutare.

Mi racconta di aver avuto un problema con l’auto e di non essere più riuscito a metterla in moto. Mentre faccio inversione di marcia mi mostra anche la sua auto. Una Lancia HF. Bel pezzo di storia dell’industria automobilistica. Ricordo quando fu lanciata sul mercato. Era tra le auto più veloci. Poteva superare tranquillamente i 160 Km orari. Ebbe anche un ottimo successo nelle gare di rally.

Era un vecchio modello, aveva i suoi anni e non mi sembrava godesse di molte attenzioni da parte del suo proprietario.

Tra me e me penso:” Non mi stupisco che ti abbia mollato per strada!” Gli chiedo dove deve andare esattamente. Lui un po’ vago mi dice il nome di un corso che mi è noto.  Non ho ben chiara però quale sia la strada migliore. Lui mi dice di proseguire diritto e mi esorta a fare in fretta.

Ad un semaforo rosso mi fermo ma lui insiste affinché io prosegua ignorandolo : “Se prendi la multa la pago io” mi dice, come se l’unico problema fosse di tipo economico e come se, con i soldi si possa risolvere sempre tutto.

Poi decide di confessarsi, non so se per giustificare il suo comportamento o quasi a volersene vantare, ma esordisce con ” Sai io sono un detenuto. Sono in libertà vigilata. Devo rientrare in carcere entro le 22. Se ritardo mi salta la licenza premio.”

Io resto quasi indifferente e continuo concentrato sulla guida, attraversando strade, a quei tempi, poco trafficate nelle ore notturne.

Lui incuriosito dalla mia indifferenza, continua: “Prima di te ho fermato altre tre persone, ma tutti quando hanno sentito che ero in libertà vigilata si sono spaventate e mi hanno fatto scendere dalla loro auto”.

Insiste ancora, quasi per provocarmi: ” E tu non hai paura ? Perché non mi fai scendere?

Al che, con tono un po’ cinico, fingendo un esperienza di vita che non ho, gli rispondo: “Ma in fondo tu che ne sai di me?”

Attimi di silenzio da entrambi le parti. Continuo a guidare, forse avrebbe voluto che gli chiedessi per quale crimine fosse stato condannato, ma ho preferito evitare.

Tu chiamale se vuoi, intuizioni …

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