GIURATO NUMERO 2

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Giurato numero 2 è un thriller psicologico giudiziario dove da subito è chiaro che il colpevole è in realtà innocente. Eppure la tensione pervade tutto il film coinvolgendo come pochi altri lo spettatore che non può non immedesimarsi nel dramma del giurato numero 2.

Alla veneranda età di 94 anni, Clint Eastwood ha realizzato un film di grande profondità e spessore, a tal punto che, nonostante sia è stato annunciato come il suo ultimo lavoro, i suoi fan sperano che si dimostri ancora una volta quasi immortale come nei film di Sergio Leone o nei panni dell’ispettore Callaghan e ci doni ancora qualche altra perla cinematografica. Ma torniamo alla trama.

Il giurato, ex alcolista, ora in attesa della sua prima figlia, non vede l’ora di poter realizzare, come specifica la sua compagna una famiglia. A distruggere questo idillio però ci pensa la cruda realtà della ricostruzione processuale degli avvenimenti e la consapevolezza, che si fa strada in lui, che chi ha ucciso non è l’imputato. Potrebbe addirittura essere stato lui stesso che la stessa notte della tragedia, sotto una forte pioggia in una strada buia urta la vittima che camminava sul ciglio della strada, spingendola giù dal parapetto e provocandone la morte. Fino ad un certo punto del film egli pensava di aver urtato solo un cervo, come specificato dal cartello di attraversamento animali, postato sul ciglio della strada stessa.

Quando la giuria si riunirà in camera di consiglio, la pessima nomea di uomo violento dell’imputato, il peso del pubblico ministero (una rampante e stimata donna prossima alla nomina politica), e la narrazione dei fatti, porterebbero alla conclusione che dopo un furioso litigio in un pub l’imputato abbia seguito con l’auto la vittima, che si era incamminata a piedi per la strada buia, e l’avesse volontariamente investita. Si stima pertanto che il verdetto arriverà in poche ore.

Il sistema giudiziario americano, che nel film viene definito “forse imperfetto ma il migliore che abbiamo inventato”, prevede che una giuria di 12 persone scelte tra la gente comune, debba raggiungere l’unanimità nel verdetto oppure che il processo debba essere rifatto. Appena insediatasi la giuria, un primo giro di opinioni dà come risultato 11 giurati schierati per la condanna ed il giurato numero 2 che avanza “ragionevoli dubbi” sulla colpevolezza dell’imputato e da questo momento diventerà per tutti o quasi, la spina nel fianco che impedisce a tutti i giurati di ritornare velocemente alle proprie occupazioni con un verdetto lampo.

Inizialmente il giurato sceglie di non costituirsi come assassino ma, nel contempo, cercare di salvare anche

l’innocente da una condanna ingiusta. Le sue obiezioni faranno, man mano proseliti fino a spaccare in due la giuria. Seguiranno pressioni da parte degli atri giurati, della sua compagna, della sua stessa coscienza fino al punto in cui egli non potrà esimersi dal fare una scelta netta. Dovrà dunque far prevalere la verità rinunciando a quanto è riuscito a ricostruire nella sua vita, a crescere la sua bambina che vede la luce proprio durante il processo, oppure allinearsi e condannare per omicidio un innocente?

Impossibile non immedesimarsi nel giurato numero 2 e il suo dramma diventa quello di ogni spettatore in sala, chiedendo a ciascuno di noi: tu cosa avresti fatto?

Un film notevole che resiste ai botteghini ormai da mesi grazie al passa parola degli spettatori. Grazie Clint per quest’altra perla.

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