PERCHE’ E’ IMPORTANTE NON AVERE PAURA DELLA MALATTIA

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Tutta la nostra vita si basa sull’interagire tra noi, il nostro corpo ed il mondo esterno. Entrambi i sistemi, corpo e mondo esterno, vengono a contatto con noi per mezzo di segnali, a volte di semplice, a volte di difficile interpretazione.

I segnali o campanelli d’allarme, non contengono in sé un pericolo, semmai ci avvisano di un qualcosa di imminente. Il corpo, essendo la nostra parte animale, non può che interagire con noi (ovvero con la nostra coscienza) per mezzo di segnali, detti sintomi. Se introduciamo un cibo eccessivamente acido o avariato, il nostro stomaco ci avviserà immediatamente del pericolo inducendo dolore (epigastralgia), nausea, portandoci se è il caso sino al vomito e/o alla diarrea.

La nostra capacità sarà interpretare correttamente il significato del sintomo. La nausea ed il vomito in realtà ci hanno salvato dal pericolo (cibo acido) e la prossima volta dovremo essere più attenti a cosa mangeremo. Sarebbe invece da stupidi pensare che lo stomaco sia malato e continuare a consumare cibo acido o avariato. Nel primo caso il sintomo regredisce in seguito al variare delle nostre abitudini alimentari, nel secondo caso il sintomo persiste aggravandosi nel tempo, inducendo uno stato di paura.

Quando il mondo esterno ci attacca, ossia viviamo una situazione di particolare difficoltà, affettiva, lavorativa, economica, il nostro corpo cerca di porsi tra noi ed il pericolo esterno, comportandosi come un cuscinetto di difesa, nel tentativo di mitigare i danni indotti dai “colpi” ricevuti dalla vita. Possiamo, per simbolismo, paragonarlo ad un giubbotto anti-proiettile. Il proiettile danneggia il giubbotto, ma noi, grazie al giubbotto, restiamo in vita.

Durante tutto il periodo di difficoltà, è come se il corpo pagasse lui al posto nostro, permettendoci dunque di affrontare la situazione di pericolo, senza arrecarci disturbo, ossia senza indurre sintomi particolari o stanchezza. Scampato il periodo di vita particolarmente stressante (sistemazione lavorativa, recupero degli affetti …), entriamo nella cosiddetta “quiete dopo la tempesta”, e possiamo dare inizio al resoconto dei danni subiti. La stessa cosa fa il nostro corpo. Recuperando il simbolismo del giubbotto anti-proiettile, il corpo instaura un processo di riparazione delle ferite subite e, come dicevano i vecchi, le ferite fanno sempre male quando guariscono. In altre parole, durante la fase di stress o pericolo, la soglia del dolore si abbassa; scampato il pericolo, la soglia del dolore aumenta.

Le persone riferiscono infatti che, mentre erano in balia degli eventi, tutto sommato, fisicamente stavano bene, anzi si stupivano della resistenza alla fatica che in quel periodo avevano; la loro malattia (sintomi) compare nel momento di maggior appagamento “ero in ferie …”, “ero a casa tranquillo con la mia famiglia …”, “avevo appena festeggiato il lieto evento …”. Il dolore, se si riflette, è il sistema più sicuro e semplice per obbligare una persona a stare ferma, Madre Natura non poteva inventare di meglio. Tenendo fermo “l’animale” per mezzo del dolore, il suo corpo può guarire (il giubbotto viene riparato ed è nuovamente pronto per la prossima sparatoria).

Da questa semplice osservazione del mondo, si comprende come molte malattie altro non sono che lo scarico di una tensione subita precedentemente e che non sono assolutamente pericolose anzi stanno ad indicare il superamento di una fase negativa della propria vita, vanno affrontate, gestite in base ai disturbi che di volta in volta si presentano. Soprattutto, si comprende come tali malattie non sono necessariamente croniche, hanno una durata che dipende dal periodo di guarigione e di cicatrizzazione richiesto dal nostro corpo per riparare i danni subiti.

In conclusione,  l’obiettivo della Medicina di questo nuovo secolo, sarà aiutarci a non avere più paura del nostro corpo e delle sue reazioni, a comprendere che l’istinto di sopravvivenza è intrinsecamente dentro di noi, in ogni nostro singolo organo. Non comprendere cosa sta accadendo dentro il nostro corpo può inizialmente disorientarci e spaventarci, tutto ciò è normale, è un comportamento istintivo. Altra cosa è perdere la fiducia in noi stessi e dunque nel nostro corpo. Chi crede in se stesso, tende nel tempo ad avere un atteggiamento ottimista verso la vita nel meglio e più a lungo possibile. Chi non crede in se stesso, tende, invece, nel tempo ad avere un atteggiamento pessimista ed ipocondriaco verso la vita.

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