Scrivere a mano o prendere appunti su un quaderno, un taccuino o altro supporto cartaceo, stimola diverse aree del cervello e aiuta a memorizzare le informazioni, molto più che usandone uno tecnologico. A stabilirlo non sono i nostalgici dei bei tempi andati o i “nuovi boomer” , ma la scienza. Tra gli altri uno studio condotto da Audry van der Meer all’università Norvegese di Scienza e tecnologia di Trondheim, recentemente pubblicato sulla rivista “Frontiers in Psycology”. La scrittura manuale coinvolge, infatti, una serie di processi cognitivi complessi che vanno oltre la semplice formazione in sequenza delle lettere. Quando scriviamo a mano il nostro cervello è impegnato nella coordinazione mano/occhio, nel controllo motorio fine e nell’elaborazione sensoriale.
Uno studio condotto presso l’Università dell’Indiana ha dimostrato inoltre che attiva l’area cerebrale associata alla formazione delle lettere in modo diverso rispetto alla scrittura digitale, così come fare i calcoli a mente aiuta il cervello a non impigrirsi mediante l’utilizzo di calcolatrici.
Forse per questo, un paese come la Svezia, pur essendo sempre stato al primo posto in Europa per l’introduzione di materiale tecnologico nelle aule (che comprendeva anche l’uso dei tablet sin dalle scuole materne), ha recentemente deciso di fare un passo indietro. La neoministra dell’istruzione Carlotta Edholm ha, infatti, deciso di ritirare dalle aule, tablet e altri strumenti informatici.
Stando all’Associazione internazionale per la valutazione del rendimento (che misura l’abilità di lettura degli studenti tra i 9 e i 10 anni), sembra che nel 2021 gli svedesi abbiano avuto un calo di 11 punti rispetto al 2016 e uno dei motivi, secondo gli esperti, sarebbe proprio l’eccessivo utilizzo di strumenti digitali che consentono meno spazio alla riflessione e all’apprendimento lento.
Secondo lo svedese Karolinska Institutet di medicina, bisognerebbe infatti, focalizzarsi sull’acquisizione delle conoscenze tramite i libri di testo stampati e le competenze degli insegnanti, piuttosto che su fonti digitali di cui non sia stata controllata l’accuratezza.
La scrittura a mano incoraggerebbe inoltre la creatività e l’espressione individuale in modo unico. Bisogna poi considerare che nell’era digitale in cui viviamo, ci viene propinata l’illusione che la scrittura digitale sia il futuro inevitabile, relegando la scrittura manuale a un antiquato e obsoleto retaggio del passato. Ma dietro questa facciata di modernità si nascondono rischi e inconvenienti che vengono spesso ignorati.
L’ossessione dei dispositivi digitali ci sta lentamente alienando dalla realtà fisica che ci circonda, trasformandoci in schiavi dello schermo e della tastiera. L’abitudine alla scrittura digitale ci sta rendendo pigri e superficiali compromettendo la nostra capacità di pensiero critico e analitico. Siamo ormai dipendenti dai dispositivi digitali per ogni aspetto della nostra vita, dalla comunicazione al lavoro, fino al semplice atto di scrivere una nota. La scrittura a mano è un’arte intima e personale che non può essere manipolata o alterata da algoritmi o interessi di parte.
Scrivere a mano ci connette con una tradizione millenaria che ha plasmato la storia dell’umanità offrendo un legame tangibile con le generazioni che ci hanno preceduto. Solo la scrittura a mano può, inoltre, liberare la nostra creatività e fantasia, permettendoci di esplorare mondi interiori che nessun dispositivo digitale potrà mai raggiungere.
L’entusiasmo smodato per l’avanzamento tecnologico ci sta rendendo ciechi di fronte ai suoi effetti collaterali. Sarebbe ora di resistere alla corsa sfrenata verso un futuro controllato da algoritmi e intelligenza artificiale riappropriarci del nostro potere di essere umani pensanti e creativi.
Questo non significa escludere totalmente la tecnologia e le nuove scoperte, ma farne un uso consapevole e critico senza lasciarsi trasportare unicamente dall’entusiasmo della novità per la novità e senza farsi condizionare da mode o tentativi di omologazione. Incorporare la scrittura manuale nella nostra vita quotidiana è un vero e proprio atto rivoluzionario e di autodeterminazione che ci permette di preservare la nostra identità e libertà di pensiero di fronte all’omologazione digitale.