Per una cacciatrice di forme e colori come me, andare da Camera, il Centro italiano per la fotografia di Torino è sempre interessante perché nei quasi 2000 mq delle sue sale, trovo diversi spunti.
Quel particolare, quel colore, quel bianco condito anche da una sottile ironia e come dice Doisneau “le theatre de la rue” (il teatro della strada) può dare ulteriori stimoli.
Qui trova spazio fino al 14 di febbraio, una grande esposizione di 130 fotografie in bianco e nero ai sali d’argento di Robert Doisneau (1912-1994) maestro indiscusso della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada.
Anche io, come lui – agli albori della professione di fotografo – tendo a non inquadrare le persone in viso perché mi sembra di invadere la loro privacy. Potrei chiedere loro il permesso, ma non sono ancora arrivata a questa risoluzione. C’è una certa timidezza in me, come diceva Doisneau
“…In un posto ruvido come la strada a contatto con le persone non osavo fotografare la gente, le mie prime foto erano scatti del manto stradale e tuttavia avevo la sensazione di vedere molto bene le persone. Allora mi sono lanciato, all’epoca il pubblico non si rifiutava”.
Nel lungo e scarno, ma colorato corridoio ad archi voltati si affacciano aperture di passaggio e poche finestre che permettono di sbirciare i visitatori presenti e realizzare qualche scatto a volte curioso. Tutto sta nel “vedere” in quel momento la situazione che si viene a creare e cogliere l’attimo.
Le rosse pareti delle sale hanno una buona illuminazione che non stanca la vista, su cui spiccano le foto di formato medio, incorniciate di bianco, con didascalie in francese, inglese ed italiano posizionate in basso, a volte curiose ed ironiche.
C’è una particolare attenzione alle persone con disabilità visiva, quindi su 6 significative opere sono presenti audio-descrizioni e disegni in rilievo (sarà anche proposto un calendario di visite tattili gratuite guidate da operatori specializzati).
Trovo assai attraente che i titoli delle 11 sezioni tematiche della mostra siano stampate direttamente sulla parete, in bianco, a piccoli caratteri in corsivo o stampatello, corredate da alcune riflessioni dell’artista, ad esempio:
1945-1954 Le Theatre de la Rue – il teatro della strada – The Theatre of the Street
“Si arriva in un bel posto dove le cose formano una composizione armoniosa nello spazio. Si stabilisce un’inquadratura… E poi si aspetta con una specie di speranza completamente folle, irrazionale, che le persone entrino nel riquadro”.
La sua opera più famosa – Le Baiser de l’Hotel de Ville (1950) – Bacio davanti all’Hotel de Ville –The Kiss by the City Hall – è ovviamente presente in mostra. Si scoprì per caso solo nel 1992 che lo scatto era stato accuratamente costruito per un reportage commissionato dalla rivista americana Life sugli innamorati di Parigi.
Accurata preparazione si, ma aperta all’intervento del caso che può creare quei contrasti di cui Doisneau è maestro.
Infatti di preparato c’erano solo i protagonisti ai quali era stato richiesto di baciarsi in mezzo alla folla. Chissà quanti baci… prima di trovare lo scatto giusto!
Egli racconta il proprio tempo con uno sguardo curioso e disobbediente (i due requisiti principali per questo mestiere diceva) e nei vari personaggi rappresentati – bambini, uomini, donne, innamorati, artisti, volti noti e meno noti- ho trovato interessante la sezione “Concierges” (1945-1953) con visi antichi di portinai a volte torvi, ritratti in stretti spazi vitali, colmi di oggetti che raccontano storie della quotidianità.
Alcune opere sono state costruite con la complicità ironica dei soggetti come con gli artisti che nel tempo sono divenuti suoi amici: Tinguely, Tati, Leger, Picasso, Boquet che troviamo nella sezione “Ritratti”.
“Le fotografie che mi interessano, quelle che trovo riuscite,-diceva– sono quelle aperte, che non raccontano una storia fino alla fine, ma lasciano allo spettatore la possibilità di fare a sua volta un pezzetto di strada insieme all’immagine, di continuarla e concluderla a proprio piacimento: una specie di trampolino del sogno”.
Uscendo da questa passeggiata per le vie di Parigi dove abbiamo assaporato la vita quotidiana della varia umanità – dagli anni ’30 alla fine degli anni ’50 – ci ritroviamo nel centro della vecchia Torino vicino alla Mole Antonelliana, in un dedalo di piccole vie ricche di ristorantini caratteristici, caffè con dehors riscaldati e negozietti di vario genere.
Con ancora sulla pelle il profumo della poetica di Doisneau ci chiediamo : avrebbe ritratto quei due innamorati seduti ai tavolini intenti a leggere il menu dei tomini e delle acciughe al verde declinati in vari gusti?
Camera – Centro italiano per la fotografia . via delle Rosine 18 – Torino
Mostra “Robert Doisneau” a cura di Gabriel Bauret
Orari: tutti i giorni 11 – 19 tranne il giovedì 11 – 21
I dettagli sul sito https://camera.to-
Foto di Elisabetta Peyron