CONGIUNTIVO ADDIO?

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Allora adesso “credevo che era” si può dire? Sembrerebbe di si. Ci rassicura a questo proposito Francesco Sabatini, linguista, filologo e lessicografo italiano, presidente onorario dell’Accademia della Crusca – l’istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana – nel suo nuovo libro Lezione d’italiano. Grammatica, storia, buon uso (Mondadori, 2016): il congiuntivo che va ad essere soppiantato dall’indicativo «non è un dramma». Di più, l’autorevole studioso ci invita a adottare nell’uso quotidiano del nostro parlare «una minore schizzinosità» (non sarà che un po’ di “politicamente corretto” abbia fatto la sua comparsa anche qui?). La lingua, questa la tesi dell’allievo del grande Natalino Sapegno, è in continua evoluzione; meglio dunque adattarsi. Del resto, spiega ancora Sabatini, pure «in inglese, in spagnolo e in francese il congiuntivo non c’è più. Diciamo che l’alternanza segna una differenza di stile, non di correttezza».

Per altro non si può ignorare – come ci ricorda il dizionario dei modi di dire del Corriere della sera – che in alcuni casi la scelta dell’indicativo al posto del congiuntivo è più che legittima: «l’indicativo è il modo della realtà, il congiuntivo è il modo della possibilità, del dubbio, dell’incertezza. “Io penso che tu sia stupido” esprime una valutazione, un’opinione che accetta di essere discussa. “Io penso che tu sei stupido” esprime un giudizio: conclusivo e senz’appello. A seconda di ciò che vogliamo trasmettere al nostro interlocutore, un cortese dubbio o un’indiscutibile certezza, potremo liberamente usare il modo del dubbio, il congiuntivo, o il modo della certezza, l’indicativo». Concetto che compare anche nel manuale Professione giornalista (Etas, 1999) del nostro maestro di “farsi capire” Paolo Lepri: il congiuntivo è il mezzo per distinguere l’indeterminato dal preciso, l’incerto dal sicuro, il soggettivo dall’oggettivo.

Mica solo una questione di schizzinosità, mi pare. Dico questo perché circa l’uso del congiuntivo sono possibili anche altre interpretazioni; numerose sono infatti e autorevoli le mozioni a sua difesa che girano sul web. Sentite Alessandro D’Avenia, scrittore, insegnante e sceneggiatore: «Certo, il congiuntivo non è necessario per vivere, ma grazie a lui si vive meglio: la vita si riempie di sfumature e possibilità. E io di vita ho solo questa». Anch’io.

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