LITANIE ESTIVE

702

In attesa che le diverse anime (o correnti di pensiero) di questo nostro attuale governo si mettano d’accordo su qualcosa di concreto e decidano di legiferare in un modo o nell’altro, e – dal momento che ci appropinquiamo alle agognate vacanze – ho deciso di scrivere di cose amene, degne di un lettino da spiaggia sotto l’ombrellone. Con questo non voglio dire che siccome siamo in periodo vacanziero o quasi, allora chi se ne frega di tutto il resto. Ovviamente. Voglio solo dire che, necessitando di una pausa, vista la stanchezza di fine anno, opterò per qualche litania estiva della serie: Signore liberaci dai vacanzieri rompi balle (quelli che quando vuoi riposare o leggere un libro in santa pace, tentano invece di trascinarti a fare un’escursione di cui non ti frega niente) o da quelli che, in spiaggia, urlano al telefonino raccontando ai parenti, di come sia andata bene l’operazione alle ragadi della zia Pina o di come il loro pargolo abbia finalmente smesso di vomitare …

A quelli che rimangono in città auguro invece di non dover incappare continuamente in questioni di ordinaria inciviltà.  Ad esempio con i maniaci dei cani (intendiamoci io amo i cani, sono i loro proprietari che a volte sembrano dare completamente di matto).

Volendo anche lasciare da parte la questione di quelli che non raccolgono gli escrementi del proprio “amico a quattro zampe” (cosa seccante perché ci obbliga a camminare a slalom e con gli occhi reclini sull’asfalto), mi chiedo, invece, cosa abbiano nel cervello, quegli individui che se ne vanno a zonzo, trascinati da uno o più bestioni di proporzioni mastodontiche. Capisco che per essere a la page (o alla moda come dir si voglia) occorra avere al seguito cani molto piccoli (da tenere in borsetta) o, al contrario, molto grandi, ma come pensano di poterli tenere, nel caso dovessero, per qualche strano motivo, aggredire qualcuno (fosse anche solo un altro cane)?

Sembra, infatti, che il fenomeno risponda ad una sorta di strana legge di proporzionalità inversa: più i cani sono di grande stazza, più i proprietari risultano invece bassini o mingherlini. Sarà una forma di compensazione, come l’auto di grossa cilindrata etc…Poi, per carità, ci sono anche cani grandi e mansueti così come persone magre e forzute … almeno in alcuni casi … ma in altri, invece, purtroppo no.

Altrettanto interessanti, anche se fortunatamente non pericolose, sono le dinamiche di certe persone in metropolitana. Intanto ci sono quelli che non si lavano o non si lavano abbastanza e che, al contempo, hanno un sudore insopportabilmente pungente … e qui non c’è molto da dire …

Ma poi ci sono quelli che non hanno ancora capito che sulle scale mobili, ci si mette in fila sul lato destro, lasciando libero il passaggio a sinistra per chi ha fretta e vuole superare, esattamente come quando si è in auto, per strada.

Quelli che preferisco però sono i tipi che ciondolano davanti ai portelloni d’ingresso (o di uscita) dei vagoni. Ovviamente non devono scendere, ma stanno lì, così, tanto per intralciare il passaggio altrui. Magari con un bel paio di auricolari nelle orecchie così da non sentire neanche quelli dietro di loro che gentilmente chiedono di poter scendere.

E questo succede anche quando i vagoni sono mezzi vuoti o vuoti del tutto. Il pirla che ciondola davanti alle porte è pressoché onnipresente. Quando gli chiedi (o le chiedi) di spostarsi, alza lo sguardo dal suo cellulare, con estrema lentezza ed estremo fastidio, poi (sempre con estrema lentezza ed estremo fastidio), si sposta. Naturalmente è molto seccato che tu lo abbia disturbato dall’importante compito di dover inviare  faccine sceme o il selfie che si è probabilmente scattato nei cessi qualche minuto prima (cosa che quando passerà di moda sarà comunque sempre troppo tardi).

In alternativa, ci sono quelli che, poco dissimili dai precedenti, quando i vagoni sono belli pieni si appoggiano da qualche parte ben in disparte, sempre concentrandosi sul loro smartphone o tablet, fino ad un secondo prima di dover scendere. Ovviamente, all’ultimo istante, prima che si chiudano i portelloni, fanno il diavolo a quattro per raggiungere la pensilina al volo spintonando tutti indistintamente.

Un capitolo a parte meritano poi i ciclisti.

Sbucano dappertutto, anche in contromano, facendoti talvolta delle rasette micidiali e pretendendo anche di avere ragione.

Poi naturalmente ci sono anche ciclisti responsabili e corretti, ma ne ho visti parecchi di sbarellati alle prese con velocità inaudite e distrazione a mille. Per non parlare di quelli arrabbiati. I ciclisti arrabbiati sono molto peggio degli automobilisti, soprattutto se nel traffico dell’ora di punta. Mi spiegassero poi perché…

Un tale, una volta, è riuscito a passarmi, con la ruota davanti della sua bici, sopra i piedi. Poi, quando ormai era salito con tutto il suo peso sopra i miei alluci, si è improvvisamente accorto della mia esistenza ed è riuscito a sterzare ed evitarmi il dolore di quella posteriore. Peccato che nel frattempo io ho evitato di cadere per miracolo, esibendomi in notevoli contorsionismi. Il paradosso è che quello arrabbiato alla fine era ancora lui perché io non stavo camminando dove avrei dovuto … e cioè sul marciapiede … chissà cosa si era fumato…

Articolo precedenteL’ARTE DI FABBRICARE
Prossimo articoloLA MAGIA DI MONT-SAINT-MICHEL