SMETTIAMO DI GHETTIZZARE LA LETTERATURA FEMMINILE

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0la_casa_della_gioia_02_2_E’ l’ultima tendenza nell’editoria. Si tratta di ripubblicare classici al femminile con nuove traduzioni o di ripescare scrittrici un po’ finite “nel dimenticatoio”. D’altra parte il 2014 è l’anno della letteratura femminile. A stabilirlo è stata una campagna lanciata dal quotidiano inglese The Guardian e dalla scrittrice Joanna Walsh che ha creato l’hashtag #readwomen2014. Lo scopo è di cambiare le abitudini di lettura delle persone e mettere fine al comportamento sessista in ambito letterario, consigliando ben cinquanta titoli, tra i più significativi, di autrici donne.  “È una verità universalmente riconosciuta” spiega Joanna Walsh “che, sebbene le donne leggano di più degli uomini (e siano pubblicati romanzi di scrittrici donne e uomini in ugual numero), queste siano più facilmente sottovalutate”. Ben vengano quindi gli editori che hanno deciso di dare nuovo lustro a capolavori già consolidati (come ha fatto Neri Pozza con una nuova collana dedicata a “Le grandi scrittrici”) e quelli che hanno deciso di togliere dalla naftalina, opere che, invece, avevano bisogno di una rispolverata più decisa. L’operazione non è delle più difficili, soprattutto per quanto riguarda i (non molti) romanzi già consolidati: consiste per lo più nel realizzare nuove traduzioni, e nuove accattivanti copertine, aggiungendo prefazioni o saggi introduttivi, firmati da noti critici e/o scrittori conclamati o di attuali best sellers.Neri Pozza, dicevamo appunto, ha esordito da alcuni mesi con una collana dedicata a “Le grandi scrittrici”, approdando in libreria, alcuni mesi fa con una nuova traduzione di Jane Eyre, l’opera più conosciuta della scrittrice ottocentesca inglese Charlotte Bronte. Si tratta del suo romanzo più famoso e forse del libro che, con le sue atmosfere gotiche e i suoi misteri incombenti, ha avuto più trasposizioni cinematografiche al mondo (l’ultima è quella di Fukunaga con Michael Fassbender e Mia Wasikowska). La nuova edizione ha un’introduzione della nota scrittrice Tracy Chevalier, autrice del best seller “La ragazza con l’orecchino di perla” (anche questo, a sua volta, trasposto nel film di Peter Webber con Scarlett Johansson e Colin Firth). A distanza di quasi due secoli dalla prima pubblicazione del romanzo che scandalizzò l’Inghilterra vittoriana, Jane Eyre è ancora l’emblema della donna moderna: indipendente, risoluta e appassionata. Oltre a riproporre questo successo letterario, la nuova collana conta al suo attivo anche, “La piccola Fadette” di George Sand e “La casa della gioia” di Edith Warthon. Conosciuta dai più per il suo romanzo “L’età dell’innocenza” (che Martin Scorsese ha portato sul grande schermo con attori del calibro di Michelle Pfeiffer, Daniel Day-Lewis e Winona Ryder), Edith Wharton è maestra nel ritrarre impietosamente l’ipocrisia dell’alta società newyorchese dei primi del ‘900. Ma, cambiando discorso, come ha fatto notare Romana Petri su il Venerdì di Repubblica, la cosa interessante è che “quando un editore rigoroso e ben calibrato come Neri Pozza decide di creare una collana per più noti capolavori della letteratura scritti da donne, il messaggio è chiaro: facciamola finita con il ghetto ‘en rose’. Mettiamo i grandi romanzi femminili e maschili sotto lo stesso tetto”. La struttura del romanzo ottocentesco, che prevede nei suoi intrecci, anche una o più storie d’amore contrastate e/o impossibili, non è certo solo una prerogativa delle autrici donne. Basti pensare a coppie celebri quali Anna Karenina e il conte Vronsky di Tolstoj, Pip ed Estella di Dickens (Grandi Speranze), Cosette e Marius di Victor Hugo (I Miserabili) e ancora Emma Bovary e Léon Dupuis di Flaubert e Ottilia ed Edoardo nelle “Affinità elettive” di Goethe. Ma torniamo ai capolavori al femminile con un altro caso. A 160 anni dalla sua prima pubblicazione è tornato in libreria, grazie all’editore Fazi, “Villette”, il romanzo che Virginia Woolf definì il più bello di Charlotte Bronte, anche se decisamente meno famoso del suddetto, con una nuova traduzione a cura del poeta e scrittore Simone Caltabellota. Si tratta della storia di Lucy Snowe, una povera ragazza orfana, che dopo una serie di sfortunati eventi, raccoglie i suoi ultimi soldi e con grande coraggio intraprende un viaggio in Francia, dove cercherà di crearsi una nuova vita. Villette è il nome della cittadina francese in cui la protagonista si stabilisce e dove, con il tempo, riuscirà a diventare insegnante di lingua inglese. Un altro personaggio femminile autonomo e indipendente in un’epoca in cui esserlo, per una donna, non era esattamente facile.  Fazi d’altronde non è nuovo a questo tipo di operazioni. Aveva già rispolverato altre scrittrici come, ad esempio, Wilkie Collins (autrice di romanzi come “La donna in bianco” e “La pietra di luna”) e la ben più dimenticata Frances Fanny Burney con il suo “Evelina” (anche se mi risulta che attualmente sia disponibile solo in versione e-book). Frances Fanny Burney (1752-1840) è una contemporanea di Jane Austen. Il romanzo in questione narra la storia della giovane Evelina che, a 17 anni, viene prelevata dal convento e introdotta tutt’a un tratto, senza alcuna esperienza e senza riconoscimento paterno (posizione svantaggiata e disdicevole per l’epoca), nella vita mondana londinese, dove si troverà ad affrontare peripezie e sorprese di varia natura. I romanzi di Jane Austen li ha invece ripubblicati, in questi ultimi anni, Einaudi, alcuni dei quali con la prefazione del noto critico letterario Roberto Bertinetti (mi riferisco a “Persuasione”, “Ragione e sentimento” e “Mansfield Park”). Ma La casa editrice torinese ha riproposto anche, ad esempio, “Cime tempestose” di Emily Bronte con un interessantissimo saggio introduttivo di Virginia Woolf. Un discorso a parte merita la neonata agenzia letteraria Jo March che sta finalmente pubblicando in italiano, per la prima volta, alcuni romanzi della scrittrice inglese Elisabeth Gaskell come “Nord e Sud” (di cui avevo già parlato in un precedente articolo, al link https://www.5wagora.com/2013/12/26/letture-per-le-feste/) e “Gli innamorati di Sylvia” Si tratta di romanzi che per lo più descrivono e raccontano, attraverso le vicende dei loro personaggi, la società vittoriana alle prese con i cambiamenti legati al progresso tecnico e all’affermarsi della borghesia imprenditoriale che aprirà le porte alla modernità con tutti i suoi aspetti positivi ma anche e soprattutto negativi.

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