FEMMINICIDIO E LEONI DA TASTIERA

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Avrei volentieri evitato di scrivere sul tragico caso di Giulia Cecchettin perché secondo me, di fronte a certi drammi, non ci sono parole. E anche volendo trovarle, il rischio è che risultino comunque, in qualche modo riduttive o inadeguate. A parte una cronaca essenziale dei fatti e della vicenda giudiziaria che ne consegue, su certe tragedie dovrebbe calare il silenzio, in rispetto a quanti stanno soffrendo per la perdita di una persona cara, ognuno a proprio modo. E vorrei sottolineare “a proprio modo”, perché non se ne può più di quelli che salgono in cattedra per stabilire se i parenti siano abbastanza sofferenti o meno. Come se la sofferenza non fosse una questione soggettiva, anche nelle sue manifestazioni.

Le uniche parole ammissibili dovrebbero essere quelle dei parenti delle vittime (nel caso si sentano di rilasciare commenti o interviste) e gli interrogativi che portino a riflettere su una possibile prevenzione. Cosa si potrebbe fare per evitare di arrivare ad esiti irreparabili come questo? Per evitare che altre giovani donne (o anche meno giovani) perdano la vita per mano di ex possessivi e gelosi?

Persino le opinioni dei cosiddetti esperti (psicologi, criminologi) da tv, che per altro talvolta confliggono tra loro, risultano spesso superflue, figuriamoci i commenti dei vari leoni da tastiera sui social o i talkshow, in cui si invitano personaggi che poco centrano con la vicenda (ma che sono noti al grande pubblico), tanto perché dicano la loro …

Il tutto si traduce in un chiacchiericcio continuo e futile … per carità l’audience ha le sue esigenze, ma secondo me dovrebbe esserci un limite imposto, magari forse anche da qualche normativa mediatica, visto che su quelli dettati dal buon gusto, sembra non ci si possa più contare.

Mai come in questo caso comunque mi sono dovuta arrendere di fronte all’evidenza di un fenomeno che per me ha dell’inspiegabile e a causa del quale mi sono decisa a scriverne. Una sorta di disgusto è infatti, nato in me dopo aver letto un certo numero di attacchi alla famiglia della vittima. A proposito di Elena, la sorella di Giulia, è stato addirittura ipotizzato che fosse una satanista, solo per via di una felpa di ispirazione dark indossata dalla ragazza durante un’intervista andata in onda su Rete 4.

A dare il via a questo tipo di delirio mediatico è stato il consigliere veneto Valdegamberi eletto nella lista Zaia, il quale su un post che ha (giustamente) scatenato il finimondo nei giorni appena successivi alla tragedia, si è riferito appunto a “quella felpa con certi simboli satanici”. Simboli che secondo lui aiuterebbero a capire molto … non solo presumibilmente della psicologia della ragazza, ma forse anche del caso stesso. Purtroppo la frase rimane in sospeso con tre puntini, ma il consigliere aggiunge “Fossi un magistrato partirei da questa intervista, la quale dice molto”. E qui, altri puntini di sospensione. Frasi lasciate a metà dunque, come se non avesse il coraggio di dire fino in fondo ciò che pensa. D’altronde insinuare il dubbio nelle menti è più comodo che formulare delle vere e proprie accuse o dei giudizi chiari.

Vorrei intanto far notare l’ignoranza di tutti i soggetti che hanno ripreso questi giudizi o che ci hanno creduto, scambiando una felpa di ispirazione dark (un modello chiamato “Skategoat” del marchio Thrasher che si trova quindi tranquillamente in commercio), con chissà quale effigie satanica, dietro la quale, oltre tutto ci sarebbero (così è stato insinuato) anche presumibili analoghi riti … ma poi, quando mai la magistratura si metterebbe ad indagare sui parenti della vittima, nel momento stesso in cui l’ex fidanzato geloso e possessivo, risulta essere fuggitivo da giorni?

Se non altro, bisogna dare atto al consigliere veneto che, nel suggerire velatamente che Elena e la sua famiglia potessero avere qualche responsabilità nella vicenda, ci ha messo la faccia. Facendo una figura, a mio avviso, agli antipodi esatti dell’eleganza … anche se questi sono affari che riguardano solo lui e la giunta di cui fa parte che, infatti, ne ha chiesto le dimissioni.

In fondo tutti hanno diritto di rinunciare al buon gusto di saper tacere di fronte a certi drammi, preferendo la visibilità mediatica a tutti i costi, anche quando il rischio sia quello di rendersi ridicoli. Ai leoni da tastiera che hanno approfittato di questa esternazione, criticando le foto dark di Elena sui suoi profili social, qualcuno dovrebbe spiegare invece, che queste ultime sono per lo più pose che riproducono immagini di copertine di vinili del genere dark o hard-rock e che quindi si tratta solo di mode … magari discutibili o di cattivo gusto, ma pur sempre mode. Teschi, teste di caproni, simboli pseudo esoterici e croci (dritte o rovesciate che siano) riempiono le passerelle e i servizi di moda, ricorrentemente, da decenni! E nessuno dei fan di questo genere (nel mondo ce ne sono tanti) mi risulta sia mai stato accusato di satanismo. Anche perché in tal caso si sarebbe dovuto accusare o indagare almeno il 50% degli adolescenti dagli anni ’80 (quando la moda prese piede) fino ad oggi…

Eppure i soggetti che hanno cavalcato l’accusa di satanismo nei confronti di questa giovane ragazza sui social, sono parecchi. Buona parte dei quali ben nascosti e riparati dietro i loro nick name. Si tratta probabilmente di frustrati che, non riuscendo ad avere altre soddisfazioni nella vita, diventano odiatori seriali, etichettando allo stesso modo, qualsiasi cosa o chiunque non sia di loro gusto.

Su una chat di whatsapp, dove sono entrata più per curiosità che per altro, una persona ha addirittura postato un video in cui la nonna della vittima sarebbe stata  intenta a presentare un suo libro, come volendo approfittare dell’attenzione mediatica per farsi pubblicità. Ma ammettiamo per un attimo che il video sia reale (con certe tecnologie si possono realizzare servizi anche fasulli), ammettiamo cioè che la povera Giulia, abbia una nonna anaffettiva e opportunista,  quale sarebbe il fine di dare risalto a questo aspetto? E soprattutto, ammettendo che quella della vittima fosse una pessima famiglia (come alcuni hanno cercato di dimostrare), la cosa diminuirebbe in qualche modo la tragicità di questo omicidio? Per non parlare della gravità del fatto che ad essere stata uccisa, è una ragazza di 22 anni?

Invece di domandarlo in termini puramente retorici, questa volta mi sono permessa, pur non intervenendo praticamente mai sui social, di porre tale quesito nella chat e la risposta che ho ricevuto mi ha ancor più stupita. Si ipotizzava infatti (volendola riassumere in breve), che forse dietro la vicenda, ci fosse appunto qualche culto del male o addirittura qualche “interesse mediatico” e che fosse pertanto necessario far emergere la verità … perché tutta una serie di cose (che la persona in questione ha in parte elencato), farebbero pensare ad una farsa montata per qualche motivo. La cosa strana è che tale risposta è arrivata quando l’ex fidanzato di Giulia aveva già confessato d’essere lui l’omicida.

Avrei voluto ironicamente ribattere a mia volta, dicendo che in effetti, perché mai dovremmo limitarci a credere ad un reo confesso? Un reo confesso che per di più ha dato segni di gelosia e possessività abbastanza morbose? Forse perché sarebbe troppo semplice? E magari anche banale? E’ senz’altro più credibile, che abbiano montato una farsa per costringere il “povero ragazzo” ad ammettere la sua colpevolezza? E chissà oltretutto con quale minaccia o ricatto?

Ovviamente ho lasciato perdere, perché magari l’avrebbero presa sul serio e nn x quello che voleva essere … l’avrebbero magari scambiata per una critica negativa all’irreprensibile libera informazione alternativa, che agisce solo ed esclusivamente in buona fede e mai – come dicono certe malelingue – per guadagnare dalle visualizzazioni e dai followers.

Ironia a parte, purtroppo sono molte le persone convinte di avere uno spirito critico solo per il fatto di mettere in discussione ciò che scrivono i media mainstream (e fin lì è anche perfettamente legittimo), peccato che poi però tendano a prendere come oro colato qualsiasi cosa venga invece dal web o dai media alternativi. Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che per essere veramente critici, bisognerebbe esserlo rispetto a qualsiasi cosa, perché altrimenti non si è critici, si è semplicemente di parte. Inoltre, capisco che la noia sia, per alcune persone, una brutta bestia da gestire e che improvvisarsi provetti Sherlock Holmes (indagando su presunti particolari sospetti) sia più gratificante, ma questo non significa che dietro ad ogni notizia o fatto di cronaca (nessuno escluso), si nasconda per forza un complotto.

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